Titolo : Pro Bono Patris

Autore : Pier Claudio Devescovi

Casa editrice : Bollati Boringhieri

Pagine : 115

Anno : 2020

Se fosse un’immagine : uno accanto all’altro, la “Cattedrale di Rouen” di Monet e La “Fontaine” di Marcel Duchamp

Se fosse una musica : “Father and Son” di Cat Stevens

Per approfondire : “Il giovane Jung e il periodo universitario”, Pier Claudio Devescovi, Moretti & Vitali, 2020

 

 

 

Per riuscire a risolvere vecchi misteri e ostinate incongruenze bisogna essere un po’ archeologi e un po’ psicanalisti, e questo già Freud ce lo spiegava in questi termini. Serve cioè la propulsione alla ricerca, al viaggio, allo scavo, mitigata però dalla presenza dell’ermeneutica. In questo già fondamentale lavoro Devescovi incarna entrambe le figure ripercorrendo alcuni inesplorati passi e le tracce (anche oniriche) lasciate da Jung nel suo percorso di individuazione. Anche se dopo tanti anni, grazie ad un grande lavoro di archivio e di ricerca delle fonti, la tesi sul centrale complesso negativo paterno junghiano e sulle ripercussioni che ebbe sulla rottura con il padre-Freud può finalmente emergere ed essere dibattuta.  Questo aspetto, unito all’importanza di questa complessualità nello sviluppo di temi centrali nell’epistemologia junghiana come quello dell’individuazione o come l’archetipo del Sé, rende questo testo indispensabile per acquisire nuovi materiali rispetto ad un mitizzato autopoietico passato di Jung.

Il libro può esser preso come l’ombra di “Sogni, ricordi e riflessioni”, da leggere insieme, o uno dopo l’altro; i luoghi, le strade battute dal giovane Jung appaiono diversi e meno epici, le prospettive meno nette, meno eroico il nostro e più vicino a noialtri; sentiamo la voce del padre, dei familiari, degli amici, degli insegnanti. Ci sono lutti non fatti, sogni non elaborati, polarizzazioni immaginarie: c’era un tesoro nascosto e aveva la forma di una grande cattedrale gotica, frammentata e sommersa.

Questo tipo di lavoro comprensivo di storiografia e clinica analitica permette, come è già avvenuto nell’analoga letteratura riguardante Freud o Lacan, di familiarizzare e comprendere quanto la costruzione di una teoria della mente sia interdipendente dal mito personale e dalle vicende complessuali del soggetto. In questo senso il testo può essere di estremo interesse e utilità didattica per gli specializzandi in psicoterapia e psichiatria proprio perchè risulta essere un valido vaccino per il dogmatismo e l’illusione dell’autogenerazione; rischi che sono sempre in agguato nello studio e nella prassi di ermeneutiche “forti” come quelle del campo analitico. Nel racconto di tre generazioni infatti udiamo ad esempio dagli antenati gli echi dello Jung antropologo e dello Jung filosofo romantico ma anche di un giovanissimo sfacciato e molto arrabbiato; alla fine del viaggio l’archeologo-analista ci ha spiegato un po’ di più Carl Jung, bambino, ragazzo, uomo.

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