Titolo : L’impostore

Autore : Javier Cercas

Casa editrice : Guanda

Pagine : 406

Anno : 2015

Se fosse un’immagine : gli arlecchini di Picasso nelle varie versioni 

Se fosse una musica : “Bella ciao” in versione pop, rock, jazz, jingle, folk, elettronica, etc…

Per approfondire : “L’avversario” di Carrère

 

 

 

 

Ogni tanto ci si imbatte in alcuni testi perfetti per essere presenti nelle bibliografie delle scuole di specializzazione in psicoterapia; questo è uno di quelli. Accanto a manuali e tomi di psicopatologia può essere utile la presenza di veri e propri casi clinici, esemplari per una descrizione nosografica e narrativa precisissima.

Immaginate in una nazione europea, un eroe della lotta partigiana antinazista, reduce dei campi di concentramento ed ex-segretario di un partito politico importante della lotta contro la dittatura. Immaginatelo mentre parla nelle scuole ai ragazzi, mentre pronuncia discorsi alle commemorazioni come un uomo che non si è mai piegato di fronte alla perversità della guerra e del regime. Immaginate una persona centrale e presente nella vita culturale e politica del paese.

Poi immaginate che un giorno, si scopra che aveva inventato tutto e che invece di essere quello che mostrava, il signor Enrique Marco Battlò era esattamente il contrario: una persona che era sempre stata tutta la vita dalla parte di una maggioranza silenziosa ma che un giorno decide di farsi eroe.

Cercas, come prima di lui Carrère e Truman Capote, si mette in prima persona, dentro agli eventi, e il suo occhio affettivo sulla vicenda è parte strutturale dello stile narrativo di una “novela de no ficción”, romanzo senza finzione. Il suo tormentato riflettere sul tema del falso passa attraverso interrogativi etici, filosofici (la necessità di una “buona e utile menzogna” in Montaigne, Nietzsche, Platone), storici (memoria soggettiva come parte necessaria della storiografia ma mai subordinata a questa) e ovviamente, psicologici. Le sue riflessioni sul narcisismo s sulla radice mitologica del disturbo riescono a rovesciare abituali punti di vista: lo sguardo di Narciso verso il suo riflesso fu mortifero forse proprio perché, come secondo il vaticinio di Tiresia, in quel momento conobbe se stesso, e innamorandosi della sua stessa immagine gli fu intollerabile rendersi conto della sua impossibilità ad amare, persino se stesso?

Continuo lungo il racconto è l’ombra del Chisciotte, un altro uomo che riscattò una vita noiosa e che si fece eroe e letteratura vivente di se stesso e che ci interroga su quanto di noi costantemente riscrive la propria storia?  C’è tempo persino per una sessione di immaginazione attiva che coinvolge scrittore e protagonista nella quale avviene il parto di un’idea circolante dalla prima pagina; l’impostore è un personaggio psichico presente nella psiche soggettiva non necessariamente patologica e polarizzata su di esso; un personaggio che gioca con il fatto che la memoria viene costantemente riscritta mentre un ritornello al riguardo torna frequentemente nelle pagine: il passato non esiste, non è mai passato, è solo una dimensione del presente, scriveva Faulkner.

Il libro è un imprescindibile testo sul narcisismo e sulla perversione, come il capolavoro di Carrère; la riflessione è profonda perché oltre alla valutazione e alla descrizione di una postura identificatoria immaginaria e perversa, permette di pensare questa postura come parte di movimenti psichici naturali e protagonisti nella vita psichica e delle sue narrazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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