In un quadro di J. Vermeer, intitolato La lezione di musica, sulla fiancata di una spinetta è scritto in caratteri maiuscoli MUSICA LAETITIAE COMES, MEDICINA DOLORUM (Musica, compagna nella gioia, farmaco nella sofferenza).
Lévi-Strauss ha scritto: “Tra tutti i linguaggi, solo la musica riunisce i caratteri contraddittori di essere a un tempo intelligibile e intraducibile” (in C. Lévi-Strauss, Il crudo e il cotto). Lo stesso si può dire della poesia: provate a parafrasare L’infinito di Leopardi, e vedrete.
E l’inconscio? Tradurlo in idee chiare e distinte è usargli violenza. Per questo l’analisi è intessuta di metafore. Ma cosa sono le metafore se non un lento e mai concluso avvicinamento all’indicibile, un girare intorno a qualcosa che non può essere mai colto direttamente, e continuamente si nasconde dietro le parole?
Parola chiave: Indicibile. “La musica dischiude all’uomo un regno sconosciuto; un mondo che non ha nulla in comune con il mondo sensibile esterno che lo circonda e in cui egli si lascia alle spalle tutti i sentimenti definiti da concetti per affidarsi all’indicibile”. (E. T. Hoffmann, Kreisleriana, n. 4).
A proposito di corrispondenze:
“Tonica, terza, quinta,
Settima diminuita.
Rimane così irrisolto
L’accordo della mia vita?”
(Giorgio Caproni)
Singolari somiglianze.
In Amore e Psiche, la favola di Apuleio, Eros vieta a Psiche di tentare di guardarlo mentre di notte giace con lui. Quando Psiche, spinta dalla curiosità, contravviene al comando, Eros scompare.
Nel mito di Orfeo e Euridice, a Orfeo è consentito di riportare Euridice fra gli umani a condizione di non volgersi a guardarla per tutta la durata della risalita verso il mondo dei vivi. Ma Orfeo, temendo di perderla e preso dal forte desiderio di vederla, si voltò e subito Euridice scivolò indietro nell’Ade.
Ciò che ha a che fare con il sacro non può essere guardato in volto, non può essere cioè conosciuto al modo di qualsiasi altro oggetto. Neanche Medusa può essere guardata: chi avesse incrociato il suo sguardo sarebbe rimasto pietrificato.
Sia la musica, sia l’inconscio portano a noi voci che provengono da un altro mondo. Nell’Incarnatus della Messa in si minore di J. S. Bach il mistero è insinuato, alluso più che espresso. Non diversamente avviene in certi sogni.
Augusto Romano