Titolo : La scintilla necessaria
Autore : Chiara Tozzi
Casa editrice : Mondadori
Pagine : 157
Anno : 2022
Se fosse un’immagine : La “Maddalena penitente” di Georges de La Tour
Se fosse una musica : “On the Nature of Daylight” di Max Richter
Per approfondire : “La rovina di Kasch” di Roberto Calasso
Iskra in russo significa “scintilla”. Non solo una parola, ma un archetipo: un simbolo primordiale di accensione, inizio, rivoluzione. È l’istante in cui l’oscurità si spezza, il momento in cui qualcosa di invisibile prende fuoco nella psiche, nella storia, nella relazione tra due esseri umani. Jung avrebbe parlato della funzione trascendente: quella misteriosa energia che unisce coscienza e inconscio, opposti in tensione che si rivelano non nel pensiero, ma nell’esperienza trasformativa. Come il lampo che inaugura il mito, come la fiamma che Prometeo ruba agli dèi, Iskra è il simbolo di ciò che dà inizio a un cammino — individuale e collettivo — verso la consapevolezza. Curiosamente (ma nulla è davvero casuale nel linguaggio degli archetipi), Iskra è anche il nome del giornale fondato nel 1900 dai rivoluzionari russi Lenin e Martov, un organo del movimento socialdemocratico con un programma chiaro: accendere la coscienza del popolo e dare inizio al fuoco del cambiamento. In quell’uso politico si ritrova l’essenza originaria del termine: la scintilla è ciò che precede l’incendio, l’evento che mette in moto un processo irreversibile. Ma proprio come accade nella psiche, anche le rivoluzioni storiche cominciano da un piccolo attrito interiore, da una frizione nascosta che chiede ascolto.Il libro è la storia di un uomo e una donna attraverso i decenni, un’avventura di amore, memoria e identità. Oltre a essere un racconto intimo e personale, si configura come una narrazione profondamente archetipica, una favola antica dove i
personaggi incarnano forze psichiche universali e dinamiche inconsce.
Nicola è un uomo determinato, quando scopre che Sara, la donna che ha amato fin da giovane, è scomparsa, intraprende un viaggio per ritrovarla, mettendo in discussione la sua vita professionale e personale. Questo inseguimento amoroso lo porta a rivivere il loro amore iniziato negli anni Sessanta, attraversando la grande storia del novecento. Questo viaggio è orientato da una ferita profonda, dal vuoto lasciato da Sara, una donna enigmatica e libera, che sfugge alle definizioni e ai legami convenzionali.
La figura animica incarna la parte femminile inconscia, una guida interiore verso aspetti nascosti del Sé; Anima come forma luminosa e terribile, come colei che nutre, ma anche destabilizza, costringendo alla metamorfosi.
La sua scomparsa mette in moto un processo di individuazione – il viaggio di Nicola per ritrovarla diventa, simbolicamente, un viaggio interiore per integrare ciò che ha rimosso o non compreso di sé stesso.
Il ricordo di Sara, vivido e mai del tutto afferrabile, si configura anche come simbolo della funzione trascendente junghiana: la capacità della psiche di unire opposti – razionale e irrazionale, maschile e femminile – per generare trasformazione. La donna non è solo un amore perduto, ma un richiamo profondo a ciò che è autentico, creativo, e soprattutto, libero.
È il racconto di un amore, sì, ma anche di una chiamata al risveglio, alla riconnessione con la parte più autentica e nascosta di sé.
Ma ciò che rende questo romanzo particolarmente denso di significato è il ruolo della Storia, intesa non come semplice cornice narrativa, ma come presenza attiva e quasi mitologica nell’attraversare piani diversi, mescolando realtà e memoria, cronaca e sogno.
Il romanzo attraversa i grandi eventi del secondo Novecento – il Sessantotto, il terrorismo, la caduta del Muro, l’11 settembre, la pandemia – non solo come sfondo realistico, ma come veri e propri momenti di rivelazione archetipica. In questo senso, Tozzi sembra avvicinarsi alla visione di Calasso, per il quale la storia non è mai neutra o lineare, ma un campo simbolico dove le forze invisibili della psiche si manifestano nel
collettivo. Ogni svolta storica diventa un’epifania, una soglia che corrisponde a una trasformazione interiore. Così, le crisi del mondo diventano crisi dell’anima, e l’intreccio tra personale e storico si fa inseparabile, come se l’eros perduto tra Nicola e Sara fosse il riflesso di una frattura più ampia tra l’individuo moderno e il proprio centro spirituale.
In questa narrazione, la Storia con la S maiuscola non è un semplice contesto, ma un agente attivo della trasformazione, proprio come nella visione di Calasso: un teatro simbolico dove l’anima si rivela attraverso i grandi eventi, e ogni rivoluzione esterna corrisponde a un trauma — o una rinascita — interiore.