Titolo : Il Palazzo dei Sogni

Autore : Ismail Kadare

Casa editrice : La nave di Teseo

Pagine : 218

Anno : 2023

Se fosse un’immagine : una miniatura del Palazzo (sovietico) della Cultura e della Scienza a Varsavia, dentro a una palla di vetro con la neve

Se fosse una musica : “Metamorphosen” di Richard Strauss

Per approfondire : “La Natura dell’URSS” di Edgar Morin

A volte un romanzo può essere più preciso di molti ipotetici manuali per far capire qualcosa. E’ questo il caso, un’opera di uno scrittore di culto, dalla vita dolorosa, e avventurosa.

La storia è quella di una grande istituzione dell’Impero Ottomano: un grande organo di controllo dei cittadini di un vastissimo territorio. L’istituzione in questione effettua un curioso e inquietante lavoro: si occupa di trascrivere, catalogare, schedare e interpretare i sogni di tutti gli abitanti, giorno dopo giorno. Immenso archivio di tutti i sogni, indirizza e influenza i desideri del governo, ne intuisce le paure e le debolezza. Il Palazzo dei Sogni registra l’inconscio di un popolo mentre il suo Io-Re prova a decifrarne le oscure e potenzialmente fatali conseguenze.

Sogni di ricchi, poveri, aristocratici e contadini; abitanti colti di città e analfabeti delle lontane campagne; tutti sognano, e qualcuno sogna delle sorti dell’Impero.

È grande la riflessione sull’ossessione sovietica del controllo della mente dei cittadini, un tema specifico di un progetto orwelliano traslato in un’ambientazione imperiale di qualche secolo precedente. Edgar Morin ha scritto cose molto

interessanti su questa fantasia: l’idea che il vero cambiamento sociale possa avvenire solo nel caso in cui il governo totalitario riesca a influenzare e modificare il desiderio nascosto all’interno delle persone, il loro spirito inconscio, la pulsionalità persino. Qualcosa di, secondo lui, fortunatamente non possibile.

Eppure, nel racconto, nelle mani dei funzionari di questo ministero occulto del sogno, c’è molta delicatezza e attenzione. Il modo in cui i sogni vengono archiviati, selezionati, ricordati denota una devozione ad un materiale prezioso e fragile. L’ascolto precisissimo delle combinazioni interne delle immagini, il rifiuto di una traduzione superficiale e letterale. La tecnica qui descritta di relazione con la materia onirica è profondamente analitica; prima di tutto, un guardare come si guarda un film o un quadro, senza pregiudizi o chiavi interpretative. Guardarli come si guarda una persona, appena conosciuta. Guardarli nel loro svolgimento, nei suoi rapporti interni, nel registro rappresentativo, di volta in volta, del comico, dell’avventura, dell’erotico. A volte mescolati.

E su tutto, la storia, che si deposita, una polvere sui grandi palazzoni sovietici labirintici; storia implacabile di imperi che cominciano a cedere sotto il loro peso da elefante e che cercano di andarle contro, a lei, la storia, auscultando i sussuri nel sonno di milioni di sudditi addormentati.

E poi, e poi, viene giù tutto, l’inconscio non è addomesticabile e la polvere si accumula, impero dopo impero.

 

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